giovedì 3 ottobre 2013

mashal-073.
Evangelici della Assembléia de Deus e pidocchi Petrobras da State/Government-Organized Stalking

mashal-073. Evangelici della Assembléia de Deus e pidocchi Petrobras da State/Government-Organized Stalking

by Georg Moshe Rukacs


Rio de Janeiro. Brasile. Un altro pianeta. ...Non del tutto...

Agosto 2013. Verso la metà del mese. L’agente speciale degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira chiese a Faustino Ribeiro Fernandez, il proprietario di Ledo5, come mai non avesse ottenuto alcun risultato contro Athos, il bersaglio dello State/government-organized stalking Carabinieri-NATO.

Questi, allora, agitatissimo, chiamò di tutta urgenza Marco Antonio de Azevedo, della stanza 65, l’unica confinante con quella di Athos, la 64, e gli disse come il suo continuo rumorio non avesse sortito effetto alcuno. Sì, è il solito MarcAntonio, quello con una baracca di telefonini e laptops, e, come secondo lavoro, pastore della Assembléia de Deus, in qualche favela o semifavela (più sono ignoranti, più se la bevono), sembra dell’area centrale, o giù di lì, di Rio.

Alle parole di Fausto, MarcAntonio va in sbattimento.
- “Ed io che devo fare?! Che Posso fare?”
- “Non hai ottenuto risultati, dicono.”
- “Come?! Non è possibile! Si sbagliano! Io ho fatto di tutto. Quel Athos sarà sordo!”
- “Ma come ti permetti?! Lo Stato, il potere, non si sbaglia mai! Se dicono che non hai fatto, non hai fatto!”
- “Che posso fare? Che posso mai fare, ora?”
- “Io te l’ho detto. È meglio che li chiami.”

MarcAntonio non ha un cazzo da fare come pastore, quando è nella sua stanza in Ledo5. Non studia. Non si prepara. Predicare da ignorante ad ignoranti, è più autentico, più genuino, più vero.

Certo sarà occupatissimo quando si azzima tutto e, con aria spavalda ed abiti formali, e la bibbia che non ha mai letto in mano, si dirige verso la sua chiesa per un servizio od una riunione, con la figlia al fianco. La figlia è parte essenziale della coreografia.

Nelle chiese evangeliche brasiliane, non so se sia lo stesso in tutto il mondo, il pastore non parla con le donne. Per cui necessita di una figura femminile, per la bisogna. In pratica, se non hanno una o delle pastore, tutti considerano tali le mogli dei pastori. Essendo la moglie di MarcAntonio fuggita via perché proprio non ne poteva più di quelle sceneggiate,  lì “la moglie del pastore” è la figlia.

Se una del gregge ha un problema, parla con la figlia. La figlia riferisce a lui. Lui si inventa una qualche balla. La figlia la trasmette, eventualmente trasformata, alla discepola che si sente beneficiata dal consiglio dei rappresentanti di Dio.

Solo le questioni tecniche le tratta lui. Se hanno bisogno di servizi attinenti telefoni e laptops:
- “Ah, questa è una cosa di lavoro. Passi da me, in negozio, che vediamo...”
- “Quanto mi costa?”

Se sono cazzate da nulla:
- “Mi dà cento reais, oh sono per il tecnico, io non guadagno nulla, e le risolviamo tutto. Il tecnico è davvero molto bravo...”
È un ladrone come lui. Quando qualcuno abbocca, ne dà 30 al tecnico e se ne tiene 70 lui, “per le spese”.

MarcAntonio arriva nella sua stanza, la 65. Come gli hanno detto di fare, negli uffici degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, sbatte borse, vestiti, spina della TV contro il muro, poi dà qualche colpo di piedi e di mani, risbatte la spina della TV e la TV stessa contro il muro, e si lancia nella sue solite attività.

Comincia a fare avanti ed indietro dal bagno, che è dal lato opposto del corridoio, dieci-venti-trenta volte. Lì, trasporta, lava o sciacqua, e poi ritira, panni e stoviglie, piscia, si lava. Eppoi, rifa avanti ed indietro. In più, va giù a fare rifornimento di acqua filtrata. Va e rivà. O va a bussare, sempre con passo pesantissimo, alla porta della figlia, alla 66, le odora le mani per controllare se si stesse toccando, le urla, le dà ordini. Infine, si getta sul letto, la TV accesa, e, in stato ipnotico, resta ora assopito, ora cogli occhi più o meno aperti, ora trapassando nel sonno mai profondissimo. Basta un sussulto per svegliarlo. Al minimo rumore, si scuote, si guarda attorno, si alza, esce agitato, va a controllare la figlia.

Se qualcuno lo chiama: “Scusa, ma devo preparare delle cose, del lavoro, ché devo andare alla congregazione.” Eppoi, si rigetta sul letto in stato semi-ipnotico, facendo finta di guardare la TV che tiene sempre accesa.

Tanto poi, in chiesa, bastano le orazioni dei libri di preghiere e le frasi fatte. Ha imparato che più le spara grosse più gli credono. Quando vuole dare forza a qualcosa sbotta: “Ovvio! Nella bibbia è scritto proprio questo!”, “La Palavra [La Parola di Dio] ci insegna che...” e giù quel che crede.

Rifarsi ad un’autorità esterna e frasi fatte ripetute. O se la bevono, o se ne vanno da un altro che dice le stesse cose, magari con toni differenti, o se ne stanno davanti alla TV. Oppure se ne vanno in giro a sbevazzare. Ma costa. Sebbene vivano alla giornata. C’è chi, appena ha quattro soldi, se li sbevazza tutti coll’auto-giustificazione di comprarsi bevande fresche, alcoliche, birre. Poi piangono miseria e chiedono soldi agli altri, sebbene non è che “gli altri” li diano loro, di solito. O solo pochi pochi. Anche se hanno le mani bucate, le risorse sono limitate ed i prezzi alti. Per i buchi delle mani c’è poco da far passare. 

La Palavra, come sinonimo de “La Parola di Dio”, è entrata nell’uso popolare. La ripetizione ha creato il riflesso condizionato. Se ti vedono con una bibbia o anche solo col nuovo testamento: “Ah, la Palavra...” Non sanno bene che sia, ma lo hanno instillato nelle loro teste vuole. Chissà mai perché Dio dovrebbe parlare od avere parlato. Ma lo immaginate uno che detta a Mosè delle cose scritte in stili differenti, in epoche differenti e dal contenuto variegato. Gli scritti sacri sono sempre convenzioni. È stato usato quello era sotto mano od è stato, in apparenza, tramandato. Ma che un Dio lo abbia dettato a degli umani... Certo, una qualche autorità lo ha adottato. Prima, altre autorità lo hanno scritto. Chi è poi la ‘autorità’? Alla fin fine, sono coloro che te la danno a bere e tu te la bevi perché sono considerati, e pure tu li consideri, come un’autorità.

Saggiamente, l’ebraismo ha insegnato a non parlare di Dio, a non pensarlo, a non immaginarselo. Infatti, quando se lo immaginano, sparano scemenze seriali.

La riunione, la ripetizione comune, crea delle armonie psichiche che si traducono, almeno sul momento, o pure oltre il momento, in campi magnetici, flussi di energia. Il contenuto della preghiera è abbastanza irrilevante. È la ripetizione che crea degli stati semi-ipnotici collettivi che si traducono in campi magnetici, di energia.

MarcAntonio li chiamò:
- “Signor agente segreto speciale degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, Fausto mi ha detto che...”
- “Guarda, MarcAntonio, se non hai voglia di fare un cazzo, lascia il campo libero che abbiamo altri...”
- “Ma io... Ma io...”
- “Guarda, io ho ordini. Se non hai concluso nulla, significa che non hai fatto quello che ti abbiamo detto.”
- “Ma io... Ma io... Io ho fatto tutto, pure di più.”
- “Guarda, i nostri psicofolli dell’università non si sbagliano, non possono sbagliarsi. Sono tutti grandi professoroni. È certificato dai nostri comandi che hanno sempre ragione. Se tu facevi quello loro dicevano, Athos era già liquidato.”
- “Ma io ho fatto tutto! Tutto! Se loro hanno sempre ragione, allora è lui che è diabolico e sa come resisterci! Lo sapevate che io sono un grande patriota, che collaboro, che faccio sempre quello che mi ordinate.”
- “Guarda, ti diamo un’ultima possibilità. Parli di nuovo cogli psicofolli dell’università. Se poi continua ad andare buca, ti fai da parte che già abbiamo altri.”
- “Grazie! Grazie! Io sono sempre disposto a fare tutto, per la patria!”

MarcAntonio corse subito dal suo psicofolle di supporto, all’Università Cattolica. Questi non sapeva che dirgli:
- “Guarda, MarcAntonio, devi andare avanti con battiti sia casuali che sistematici. Per esempio, mettiti un’ora il giorno a battere contro il muro.”
- “Io già faccio di tutto. Ma come posso mettermi un’ora a ticchettare?!”
- “Guarda, se non ti va di impegnarti per la patria, dillo, che abbiamo altri!”
- “No, no! Io sono un grande patriota. Lo farò!”

Giovedì 15/08/2013, MarcAntonio si mette e ticchettare contro il muro della 64, dove sta Athos, dalle 16:30 fino alle 17:30. Poi torna verso le 23:00. E riprende. Infine, distrutto e tremante, si getta sul letto dove non riesce a dormire perché la testa gli ronza e si sente oppresso allo stomaco e sul petto.

Venerdì 16/08/2013, Marcantonio si mette a ticchettare sul muro dalle 19:00 fino alle 20:00. Poi, torna alle 23:45 e riprende. Quando si getta sul letto ha conati di vomito.

Sabato 17/08/2013, MarcAntonio va a rapporto dall’agente speciale degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira:
- “Allora, MarcAntonio, non hai concluso nulla!”
- “Io ho fatto di tutto!”
- “Se non è bastato, significa che non hai fatto nulla!”
- “È quello che si prende gioco di noi...”
- “Guarda, noi, la Patria, non sbagliamo mai! Se tu non sei riuscito, è perché non hai saputo fare quello che ti avevamo ordinato!”
- “Io sono un grande patriota. Che posso fare?”
- “Semplice! Ora te ne vai. Abbiamo altri.”

Domenica 18/08/2013 mattina, MarcAntonio, spossato e depresso, si sveglia tardi, non alle sue solite 4:30-5:00. Verso le 8:00, lui e la figlia se ne vanno. Mentre se ne va, ticchetta alla porta del frocio di fronte a lui, João, e lo saluta attraverso la porta che resta chiusa.

Da un paio di settimane, sono arrivati due froci, sudici e malandati, malati nelle teste vuote e nel corpo, due della Petrobras di Rio in ferie. João Machado, di Jaú (São Paulo), 30/01/1960, e Daniel, una rana stecchita ed informe

João aveva una mantenuta nella sua casa di Rio, una delle tante troie in cerca appunto di un magnaccia fisso che se la tenga in casa a far nulla. Lei lo aveva trovato.

Poi, João era stato mandato in Nigeria a fare figuracce. Non che fosse la prima volta. A volte lavorava in Brasile ed a Rio de Janeiro. Altre all’estero.

Avevano bisogno di uno. Non avevano altri. Avevano mandato lui. Lui a far figuracce ed a farle fare alla Petrobras ed al Brasile. Alla Petrobras ed in Brasile, non hanno altro... Hanno mandato un mitomane ignorante, per una supposta partecipazione, probabilmente solo di guardonaggio, di una futura, se mai la faranno, Trans-Saharan gas pipeline, Nigeria-Algeria. Lui dice, Nigeria-Roma. Ma oltre il mare e fino all’Italia c’è già da decenni. Non glielo avevano mai detto. V’è pure già una ramificazione iberica. In pratica, la nigeriana andrebbe a rafforzare la produzione algerina.

João è forse ingegnere. Ma, se lo è, è proprio un ingegnere da poco. Lei, la mantenuta ed in casa sua, si era detto che uno è bene, ma due sono meglio. Una troia deve pure ben pensare alla pensione e pure essere previdente, perché se un cazzo se ne va e ti lascia senza casa e mantenimento...

Appena notato che João era sparito, per la Nigeria, un altro si era fatto avanti per montarla. Lei gliela aveva data senza problemi. O l’aveva e ne aveva già prima, ma João non lo sapeva. Non solo. Lei e questo, che fosse l’ultimo od uno fra altri, facevano gli innamorati in giro. Quando João era tornato, siccome è ‘furbo’, senza avvisare, lei era a passeggio mano nella mano con l’altro. Alla vista, lui si era messo a gridare che lei doveva andarsene subito via di casa. Lei si era messa ad urlare che faceva da testimone alla moglie che lui era pieno di soldi pur dando alla moglie solo alcune migliaia di reais al mese, che già sono molti secondo gli standard brasileiri. Lui era sottostato al ricatto e aveva firmato un foglio alla troia che poteva stare ancora alcuni mesi nella sua casa. Per cui, si era rivolto a Ledo5, dove si era candidato come portinaio di notte presentando, come CV, una cosa sua dove, tra le altre cose, racconta di essere Ingegnere Meccanico a São Paulo, al http://www.poli.usp.br, con un diploma post-laurea in Ingegneria Chimica, sempre a São Paulo, al http://www2.iq.usp.br, con un diploma post-laurea, in ingegneria ambientale, e due Master, in Petroleum Business Administration ed in MBA-Strategic Business Management, a Toronto, alla http://www.ryerson.ca, due diplomi post-laurea, in Naval Structural Engineering-FPSO, e in Deepwater and Ultra-Deepwater,  a Houston, Texas, alla http://www.uh.edu, uno o più diplomi in Project Management, contemporaneamente alla https://www.efmd.org ed alla http://eaesp.fgvsp.br; più altri corsi.

Un grande quasi scienziato, sembrerebbe da tale CV. Se non fosse che... In che lingua avrebbe dunque studiato nel Canada anglofono, negli Stati Uniti ed in Belgio, a Bruxelles? Beh, a Bruxelles si può studiare anche in inglese, volendo. Appunto, dove ha studiato in inglese ed inglese se neppure lo leggiucchia né lo scribacchia? Non solo non sa una mezza parola di inglese e di francese, ma pure nei campi in cui dichiara di avere fatto studi non sembra avere grandi conoscenze. Né grandi, né piccole. Di sicuro in organizzazione aziendale ne ha zero, anzi meno perché ha l’arroganza dell’ignoranza di sapere mentre non sa proprio nulla. Neppure deve avere mai letto un libretto che spiegasse gli elementi di base. È lo stesso con gran pare del resto.

Presenta dunque un CV stragonfio per un lavoro da portinaio di notte, in un luogo sbagasciato come Ledo5, per cui si capisce che non ha neppure alcuna idea di come si faccia un CV per un lavoro. Poteva chiedere quel posto a voce, dicendo che era della Petrobras in ferie ed aveva avuto dei problemi con moglie e mantenuta. Beh, non si capisce come uno che guadagni grandi somme all’estero, poi si riduca a fare le ferie in un qualunque Ledo 5 e, lì abbia pure necessità di fare il portiere di notte, che lui addirittura chiese di fare gratis, in cambio dell’alloggio. Poteva approfittare delle ferie per seguire un corso di inglese in Inghilterra come absolute beginner! Ovviamente, un cretinotto come il proprietario Fausto, alla vista di tanta scienza, gli rifiuta il posto. Lui, allora, paga la stanza con assegni di un conto bloccato. Paga, ma gli assegni non possono essere incassati. Pur vantando uno stipendio da più di un milione di dollari l’anno, e conti all’estero in paradisi fiscali, o così li chiama lui, in Turchia specificamente, dice lui (sarà la Repubblica Turca di Nord Cipro; è una ricorrenza che lui non sappia dove vada), non ha pagato gli alimenti alla moglie. Per cui, questa gli ha fatto bloccare il conto bancario. Lui, nonostante più di un milione di dollari l’anno, dice lui, e, per mascherarsi, scaricato dalla Petrobras brasileira e messo in carico a quella olandese, ed ora, o tra poco, alla Nigeriana, non sa girare con qualche migliaio di dollari in tasca? Se proprio non vuole pagare gli alimenti alla moglie, non è capace, prima, di prosciugare il suo conto brasiliano e, poi, di fare pure sparire l’appartamento, su cui chiaramente un creditore o creditrice possono rivalersi? Chiaro che non ne è capace, se si è ridotto a quel modo. Non capisce un cazzo di cose tecniche, come non capisce un cazzo di nulla!         

Anche in questo, in questioni interpersonali e familiari, è dunque del tutto strambo, non solo in questioni di soldi ed in questioni di istruzione dove inventa ed inventa. Si dichiara ferreo sostenitore dell’unità della famiglia dove lui può trovarsi delle amanti anche fisse (del resto lui lavorando a Rio ma con la famiglia a São Paulo...) ma la famiglia deve restare unita, dice lui. Infatti accusa la moglie di avere sfasciato la famiglia perché non tollerava che lui avesse una o delle amanti. Lei, generosa, gli concedeva delle amanti, durante i giorni della settimana a Rio, o dove fosse, purché lui la scopasse il fine settimana, quando era in Brasile e non di turno su piattaforme o chissà dove. Può essere che lei si facesse montare da uomini sposati che volevano o dovevano, pure loro, passare il fine settimana in famiglia. Lui aveva cominciato a non rientrare a casa neppure il fine settimana, anche quando era in Brasile e libero da impegni di lavoro. Lei aveva chiesto la separazione o il divorzio. Lui dava dunque la colpa a lei di avere mandato a pezzi la famiglia ...perché lui aveva delle amanti. Lui ripete abete alla brasileira: “A me, il mio nonno e padre tedeschi mi hanno sempre insegnato che la famiglia non si manda mai a pezzi. Magari, se ci si stufa, si va a puttane e ci si procurano delle amanti, ma la famiglia deve restare unita!” Cose da far pisciare i polli! Dà comunque l’idea dell’assenza di pensiero logico anche nelle classi non proletarie. I brasileiri non ci stanno proprio colla testa! 

João aveva già avuto problemi di salute piuttosto gravi ed era pure andato in coma, un paio d’anni fa. La moglie, una che non capisce un cazzo come lui, quando lui era in ospedale ed in coma, ha una unica preoccupazione: mettere le mani sui suoi soldi. Si dice che deve entrare nelle sue email e di lì partire per scoprire i suoi segreti. Eggià, perché uno si manda le email per dirsi dove ha messo i soldi. E poi, anche se scopre dove lui ha i soldi, va in banca e li danno a lei che gliela conta... Il 18 novembre 2011, lei, ElieteMesqMach, scrive a google dichiarando di essere la moglie di lui, dà il telefono suo di São Paulo e dice che lui è entrato in coma profondo tre giorni prima a seguito di una operazione al cuore e che non vi sono speranze che possa risvegliarsi. Comunica le sue [di lui] due email, una @gmail ed una @gmx (chissà che c’entri gmx.com com google?!), ma con la prima parte identica, che lui le ha detto la password, che lei l’ha dimenticata ed ora vorrebbe che google gliela dicesse perché deve entrare in contatto con la grande impresa per cui lui lavora. Cose che non stanno né in cielo ne in terra. I brasileiri sono tutti sconnessi a questo modo... Basta che lei la chiami Petrobras, se ha bisogno di ciò. Che c’entra la email di lui?! Lui, tra l’altro, è un semianalfabeta informatico che ha laptop ed email solo per teatrino. Lei deve essere allo stesso livello o pure peggio...    

Daniel è un altro bamba in ferie in Brasile. Le passa a Ledo5... Anche lui ha conti o asciutti o con qualche altro problema, per cui passa le giornate ad urlare al telefono di mandargli i soldi nel tale o nel tal altro modo. Passa le giornate col telefonino tra le gambe a toccarlo freneticamente. O  a guardare la TV. O con la radio prestata da João a tutto volume.

Appena l’agente speciale degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira scopre che loro sono qui, li manda subito a chiamare, ben prima che MarcAntonio se ne vada domenica 18/08/2013 mattina:
- “Abbiamo un lavoro riservatissimo per due grandissimi patrioti come voi.”
- “Di che si tratta?”
- “Vi faremo sapere. ...Ah, intanto mettetevi a disposizione del proprietario Fausto e del suo braccio armato Leda Gracia Dias.”
- “Ma di che si tratta?”
- “Ogni cosa a suo tempo...”

João è nella 62, di fronte affianco, che significa un po’ spostata, rispetto alle 64 di Athos. Di fronte – di fronte vi è la 63 (l’unica da quel lato con una finestra esterna) con Liberio. La stanza di João è senza finestre esterne. Ne ha solo una che dà sul corridoio che lui riene oscurata e sempre chiusa. Col caldo che fa!

Daniel è dallo stesso lato della 64 di Athos, la fila di stanze con finestra esterna. Per il momento, Daniel è ancora alcune stanze più in là.     

Mercoledì 21/08/2013 sera, compare uno nella camera 65, quella dove fino a domenica mattina alloggiava MarcAnonio. Attorno alle 22:00, lo accompagna Leda Gracia Dias, gentilissima (quando è gentile con qualcuno sono pazzi delinquenti al servizio di quello lei chiama “il mio padrone”, in questo caso Fausto e la Polizia Segreta), con un televisore. Il tizio sta dalle 22:00 alle 23:30 a ticchettare contro il muro tra la sua e la 64, la stanza di Athos. Sì, ticchettare, ossesso ed insistente. Poi, disperato di non aver avuto risposta, esce, rientra, riesce. Infine, si sdraia sul letto con gli occhi allucinati che gli si chiudono guardando la televisione. Prima di appisolarsi, tra soprassalti spastici continui, comincia a farsi una sega. Gli svanisce tra la mano che accelera febbrile, per cui desiste.

Leda è di portineria di notte. Telefonano per Athos. Lei dice che lo chiama. Non è vero. Nessuno lo chiama. Poi, quando lo richiamano, dice che lei lo ha chiamato ma che è lui che non è sceso.

Alle 2:45 di notte ormai di giovedì 22/08/2013, Leda va sotto a battere sul soffitto della stanza sotto quella di Athos. Lui stava leggendo. Athos si spancia dal ridere. Lei, rabbiosa, torna in portineria, col suo passo da frocia con un piede che va piatto di qua e l’altro che va piatto di là come incontrollabili, colle ginocchia peggio che valghe, come di un’anima, che non ha, perversa ed infame, che si trasmette sfrascica nei tratti disgustosi delle persona, della pidocchia. 

Dopo un paio di giorni, Daniel viene mosso, nella 65, dove prima stava MarcAntonio, affianco alla 64 di Athos, e comincia, in modo sistematico, a battere con martelli, piedi, mani ed altri oggetti o parti del corpo, sia sul pavimento che contro il muro. Lo fa a tutte le ore. Siccome Athos non risponde, spesso neppure lo sente, Daniel è crescentemente nervoso ed acrimonioso. Intanto il legame criminale e maniacale con João si rinsalda. Sembrano due fidanzati stretti. Si chiamano in continuazione, froceggiando come in calore.